Una rete sociale, o social network, consiste in un gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali.
La versione di Internet delle reti sociali (Social media) è la materializzazione delle relazioni sociali che ciascuno di noi tesse ogni giorno, in maniera più o meno casuale, nei vari ambiti della propira vita. 
Facebook, Messanger YouTube, Instagram, Twitter, Google+, LinkedIn, Pinterest, sono i principali social network che abitano Internet, la rete delle reti, Internet, nata nel 1969 come progetto militare degli USA e  il World Wide Web nel 1998, ad opera di Tim Berners-Lee. 
Oggi gli utenti di Internet sono oltre 3,3 miliardi in tutto il mondo.


La quantità di informazioni è per il 98% in digitale, l’analogico (libri, foto stampate, giornale ecc…) il 2%. 
I dati digitali raccolti dalle società del web servono per la “profilazione digitale”, l’insieme delle tecniche che serve per identificare appunto il profilo dell’utente in base al suo comportamento. Si tratta di un monitoraggio che non include solo i consumi correnti, ma che anticipa i desideri del consumo. Le grandi aziende hi-tech guadagno trattando i dati che rivendono, nella maggiornaza dei casi, per personalizzare le pubblicità. Prassi ben espresse nella frase ormai ricorrente: “Se è gratis, la merce sei tu!”.
Oggi Google usa 57 indicatori per cercare di capire chi siamo. I filtri di nuova generazione guardano le cose che ci piacciano, basandosi su quello che abbiamo fatto o che piace alle persone simili a noi e poi estrapolano le informazioni. Selezionano un universo di informazioni specifico per ciascuno di noi, quindi vivere all’interno della rete, e soprattutto sui social, è come vivere all’interno di una confortevole bolla, su misura per noi. 
Vale la pena di riflettere collettivamente sul mondo dei social media, con un sguardo distaccato in grado di aiutarci a capire meglio il loro funzionamento, e magari, utilizzarli in modo diverso, più consapevole. 
​​​​​​​
Norman RocKwell nasce nel 1984 New York, fin da piccolo disegna, passione che lo porta a frequentare la Art Students Luague, la più liberale e entusismante scuola d’arte di quei tempi.
Diventa subito un artista professionista, a 22 anni dipinge la sua prima copertina per il Saturday Evening Post. Ne seguiranno 324 tutte viste mediamente da 4 milioni di persone. Muore nel 1978. 
Nella sua vita ha disegnato più di 2000 lavori originali, storie illustrate riguardanti situzioni e personaggi emblematici e simbolici, ritratti tutti con grande cura e senza sostanziali modifiche dalla realtà quotidiana. 
Sono immagini di una società in movimento, talvolta in difficoltà ma mai veramente in crisi, il tragico è un registro del tutto assente in un’opera che tende piuttosto ad esprimere fiducia, speranza e ottimismo.
RocKwell esprime con umiltà e ironia, la capacità di rispecchiare con tanto successo il sogno americano. Attraverso le sue illustrazioni riesce particolarmente significativa la lettura del grande inconscio collettivo degli Stati Uniti, formato proprio in quegli negli anni del successo, del potere, dell’ottimismo, delle realizzazioni che diventa l’"american way of life" dove nulla è mai irrisolvibile, niente è compromesso non bisogna aver paura. 
È la rappresentazione di un sogno forse piccolo borghese, pacifico, rurale, tranquillo, senza eccessi, pieno di cani e bambini, ma è l’America vera e profonda con al centro la gente comune, gli antieroi per eccellenza. 
Rocwell rappresenta l’estetica del sogno americano che oggi si è spezzato.
Marshall McLuhan (1911-1980) filosofo canadese, sostiene che i media siano costitutivi di quello che succede nella nostra società.
I suoi scritti vogliono risvegliare l’umanità dall’addormentamento provocato da ogni estensione tecnologica che per la propria capacità, la rende inconsapevole di quanto è coinvolta nelle attività di comunicazione delle quali invece crede di fruirne come spettatrice.

Seguendo queste riflessioni ho scelto 6 immagini di Norman Rockwell, rappresentative del modello di società ideale americana della generazione precedente l'attuale. Gli ideali alla base di questa way of life sono stati traditi da diversi motivi e i social network, secondo me, ne sono una delle cause. Non foss’altro per gli effetti pervasivi che producono. 

Ho quindi contaminato le illustrazioni con i loghi dei più diffusi Social network, richiamando visivamente l’ effetto “glitch”, quel difetto di trasmissione che in elettrotecnica indica un’interferenza improvvisa in una forma d’onda. Il social network quindi diventa il disturbo, non previsto, che danneggia l’immagine ideale di quella società che un pensiero consolidato aveva posto come riferimento per il prossimo futuro.
In alcune immagini, dove la presenta dei loghi è più fitta, ho voluto evocare alcuni videogichi passati (tetris) dove il progressivo riempimento dello spazio di oggetti, quando il giocatore non riusciva a contrastarlo, concludeva il gioco. Game over, appunto.
Game over
Published:

Game over

Published:

Creative Fields